Otto lezioni sull’Africa – Alain Mabanckou

Come sa chi mi segue anche su YouTube, nel 2024 ho intrapreso un percorso alla scoperta dell’Africa e della sua produzione letteraria. Il primo imprescindibile testo di questo viaggio è stato Otto lezioni sull’Africa dello scrittore congolese Alain Mabanckou. Posso affermare senza tema di smentita che questo testo sia imprescindibile per chi voglia scoprire la letteratura di questo continente, perché, seppur breve, è un compendio interessantissimo benché limitato ai Paesi francofoni, nonché una miniera di titoli che vi verrà voglia di cercare ed esplorare immediatamente.

Le otto lezioni del titolo sono state tenute da Alain Mabanckou nel 2016 al College de France ed esplorano diversi temi della letteratura africana francofona: la storia della letteratura nera, la negritudine (concetto importantissimo per la letteratura africana in lingua francese e non solo), i temi prevalenti della letteratura africana e come questa letteratura viene considerata e trattata nell’editoria francese, letteratura e demagogia, l’Africa e la Francia “nera”, le guerre civili e il dramma dei bambini soldato nella letteratura e il genocidio in Ruanda.

Benché conti meno di 200 pagine (contenendo oltretutto una lettera a Macron e un discorso pronunciato per il Monumento all’Armata nera nel 2018), si tratta di un testo densissimo e ricco di informazioni e riferimenti utili per chi sia interessato a scoprire di più sulla letteratura di origine africana. Non mancano anche gli excursus storici, utili a comprendere il contesto che ha generato determinate situazioni (le guerre civili, il conflitto in Ruanda), raccontate poi nei numerosi romanzi elencati nel libro e che aspettano solo di essere scoperti.

Queste voci, descritte a torto come “lontane”, costituiscono i pezzi mancanti che ci permetterebbero di definire il nostro umanesimo nella maniera più diversificata (Otto lezioni sull’Africa – Alain Mabanckou)

Pur trattandosi di un libro di non narrativa, denso di informazioni, nomi di autori, politici, luoghi e titoli di romanzi, si tratta di un testo di facile comprensione, pensato per un pubblico presente in sala e non per intellettuali chiusi in torri d’avorio. Anzi: le lezioni qui contenute furono trasmesse radiofonicamente non solo in Francia, ma anche in tutta l’Africa francofona, riscuotendo un enorme successo in termini di ascolti.

Ho avuto la fortuna di incontrare Mabanckou a Testo, la fiera dell’editoria che si è tenuta a Firenze lo scorso febbraio. E’ stata una presentazione ricca e brillante (anche grazie alla conduzione di Lorenzo Alunni, tra l’altro traduttore di questo testo), che mi ha permesso di conoscere meglio questo autore, di cui ho già letto un romanzo (ve ne parlerò) e ho intenzione di leggere altro in futuro.

Avete letto qualcosa di letteratura africana? Ci sono titoli che vi sentite di consigliare? Vi aspetto nei commenti!

Il porto di Marsiglia. Albert Londres.

Mi sono imbattuta in questo libro per caso. Un amico mi aveva invitata a fare un salto in una libreria bellissima, una libreria che tiene per scelta solo libri di case editrici indipendenti. Una libreria dalla quale è difficilissimo uscire senza un libro in mano, l’ho già sperimentato più volte.

Avevo scovato l’espediente di comprare un libro per regalarlo a mia madre, quando ho adocchiato questo librino alla cassa. Quando dico librino parlo seriamente: Il porto di Marsiglia è grande come la mia mano e conta solo 115 pagine.

Ho chiesto informazioni al libraio e mi ha detto che si trattava di una descrizione giornalistica del porto, da parte di un reporter con grande esperienza. Avendo da poco trascorso un bellissimo fine settimana a Marsiglia, non ho saputo resistere: l’ho comprato e l’ho subito messo in lettura, domandandomi come fosse possibile scrivere 115 pagine sul porto di Marsiglia (bellissimo per carità. Ma 115 pagine?).

Quel che il libraio non mi aveva detto è che il libro è del 1927, quindi praticamente quasi 100 anni fa. Il porto che descrive lui era un viavai di uomini e merci, un crocevia internazionale, un crogiuolo di umanità e di interscambi. Gente che arriva, che parte, soprattutto che passa e ripassa da Marsiglia: spassosissimo è il punto in cui si dice che se sei stato truffato in una qualsiasi parte del mondo e ti vuoi vendicare puoi sederti a un tavolino di un bar sulla Canebière (una lunga via marsigliese che conduce al porto) con un randello in mano, prima o poi vedrai passare il tuo truffatore.

La scrittura è estremamente brillante, si ride molto, ma ci si può anche commuovere davanti a campionari di disperazione in cerca di fortuna oltremare. Soprattutto emerge coloratissimo l’ambiente, non solo crocevia di passaggio, ma luogo delle grandi opportunità, dal quale si parte per qualunque luogo nel mondo e nel quale si ritorna, prima o poi. E ci si rincontra tutti, a cadenze scandite dalle partenze e dagli arrivi delle diverse navi.

Albert Londres nato a Vichy nel 1884, è considerato l’inventore del moderno giornalismo d’inchiesta. Fu corrispondente di guerra nei Paesi dell’Europa dell’Est durante la Prima Guerra Mondiale e successivamente descrisse la nascita del regime bolscevico. Dal 1922 viaggiò in Asia, raccontando della Cina, del Giappone e dell’India. Tra i suoi lavori più noti, quello dedicato alle terribili condizioni delle colonie penali in Cayenna e Guyana francese, che scosse l’opinione pubblica.

Vale la pena leggerlo anche se non si è mai stati a Marsiglia e se non si ha intenzione di andarci? Sì. È una delizia. Con questo piccolo libro si ride, si sogna, si riflette e ci si commuove anche un po’.

Vale la pena leggerlo anche se non si è mai stati a Marsiglia e se non si ha intenzione di andarci? Sì. È una delizia. Con questo piccolo libro si ride, si sogna, si riflette e ci si commuove anche un po’.

Nella foto accanto, il famoso Castello d’If (avrete in mente di certo Il Conte di Montecristo) visto dalle imbarcazioni che portano i turisti a visitarlo.