Il grande gioco – Peter Hopkirk

Il Grande Gioco by Peter Hopkirk

My rating: 3 of 5 stars


Visto che anche nel 2022 è difficile viaggiare in luoghi lontani e inesplorati, restano sempre i libri per saziare la nostra sete di avventure e curiosità. Il vantaggio dei libri (alcuni libri, almeno), è che ci consentono di viaggiare anche nel tempo, tornare indietro di anni, secoli addirittura e di immergerci in altre epoche e in altri luogi.

E’ il caso del libro Il Grande Gioco, un saggio storico scorrevole e ampiamente documentato, dedicato alla contesa anglo-russa dell’Asia Centrale nel XIX secolo, tra spionaggio e conflitti militari. A volte riesce a essere addirittura emozionante ed avvincente, caratteristiche difficilmente associabili a un libro di storia.

Il libro prende in esame l’attività di spionaggio e militare che si svolse per circa un secolo in Asia Centrale e presenta al lettore una innumerevole quantità di personaggi più o meno avventurieri ed eroici, colmando una lacuna molto frequente negli italiani, che non sono soliti studiare la storia di quella parte del mondo nell’abituale programma scolastico.

Chi ha letto il romanzo Kim, del Premio Nobel Rudyard Kipling, si ricorderà dell’espressione “il grande gioco” per alludere proprio all’attività di spionaggio tra i due imperi. Il romanzo viene infatti citato spesso come esempio anche in questo saggio storico.

I primi e gli ultimi capitoli sono stati per me le parti più appassionanti da leggere, in cui si narrano in maniera dettagliata le avventure dei primi esploratori, che si intrufolavano travestiti tra le carovane e adottavano mille stratagemmi per non essere scoperti, insieme agli assedi di alcune città-fortezza, le cui vicende sono riuscite a incollarmi alla pagina quasi come un thriller. Le parti centrali invece, con alcune eccezioni (tra tutte la ritirata degli inglesi dall’Afghanistan), sono sicuramente affidabili e dettagliate, ma dal punto di vista narrativo un po’ un’occasione sprecata. Si fanno nomi e nomi di intrepidi esploratori che si avventuravano in terre poco battute, ma le loro esplorazioni non vengono quasi mai descritte, pur essendo state indubbiamente irte di pericoli. Si dice soltanto quale vantaggio portarono alla loro madrepatria e le eventuali onoreficienze ottenute.

La visione delle vicende nel complesso è per impostazione, troppo occidentale e per questo un po’ irritante. I popoli asiatici che avrebbero avuto tutto il diritto di starsene in pace nella loro terra vengono trattati anche dall’autore alla stregua di pedine ed eventualmente criticati solo in casi di innegabile barbarie. Del resto anche inglesi e russi furono protagonisti di atti efferati, che però l’autore liquida semplicemente in poche righe per poi passare ad altro.

Tuttavia si tratta una lettura valida, per gli argomenti così poco noti ai giorni nostri in Italia (eppure gli attuali conflitti vengono anche da lì).



View all my reviews

Un altro tamburo – W.M. Kelley

Un altro tamburoUn altro tamburo by William Melvin Kelley

My rating: 5 of 5 stars

Un romanzo breve, che scivola via da solo ma con un’intensità e una potenza inaspettate. Un romanzo corale che salta avanti e indietro nel tempo tra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta del XX secolo, fino a un momento (che nel romanzo succede all’inizio) in cui una famigliola di neri sparge il sale sulla fattoria di proprietà, brucia la casa e abbandona tutto per andare via. Seguendo il loro esempio tutti i neri della cittadina (del Sud degli Stati Uniti, naturalmente) abbandonano le loro case per cercare una vita migliore al Nord. Come sono arrivati a fare questo? Lo scopriremo soprattutto tramite gli occhi dei bianchi che li conoscevano più o meno bene.

Sono infatti soprattutto i bianchi a raccontare questa storia: la famiglia per cui Tucker Caliban lavorava, il figlio di un cliente abituale dell’emporio, gli sfaccendati della cittadina. Kelley costruisce un romanzo corale utilizzando più voci e più tecniche narrative e selezionando gli elementi giusti (l’antenato portato a forza dall’Africa su una nave negriera, la moglie istruita e bellissima, il generale di uno stato neutrale) è in grado di dar vita ad un affresco storico e sociale convincente.

IMG_7121L’atmosfera ricorda Faulkner: la cittadina, le situazioni, le incomprensioni familiari e certi tipi di infelicità. Eppure qui c’è un’intimità diversa, una tenerezza di intenti che non ho trovato nei (due) romanzi di Faulkner che ho letto. I personaggi di Kelley sono magnifici, ci si affeziona, mentre è praticamente impossibile affezionarsi a un personaggio di Faulkner, è come se tutti avessero gli aculei.

Un romanzo contemporaneo non esattamente postmoderno, ma sicuramente non del tutto convenzionale.

Siamo a gennaio e ho già un candidato a Libro più bello del 2020.

View all my reviews