Il tempo e l’acqua – Andri Snær Magnason – ed. Iperborea

Che strano libro è questo, a metà tra una raccolta di memorie familiari, esperienze personali, dati scientifici e riflessioni sul tempo che stiamo vivendo.

L’autore ci racconta della luna di miele dei suoi nonni che fu una spedizione su ghiacciaio. Ci mostra le foto e ci spiega che parte di quel ghiacciaio non esiste più. Ci parla di uno zio che aveva a cuore i coccodrilli e che li ha protetti finché ha vissuto, preservando i loro habitat e contribuendo a preservare quindi il pianeta. Ci racconta anche degli scempi compiuti in nome del “progresso” e della distruzione di ecosistemi per fare spazio a dighe, centri commerciali, centrali elettriche al servizio della produzione di alluminio per la fabbricazione di lattine usa e getta. Ci dice di come nella mentalità dell’uomo di oggi l’ambiente non conti nulla se non porta ritorni economici. Ma racconta anche due interviste col Dalai Lama, la sua visione illuminata e ottimista per un futuro migliore.
Il tempo e l’acqua ha sicuramente l’obiettivo di attirare l’attenzione sull’emergenza climatica, un tema sempre più urgente che l’uomo però sembra voler accantonare, posticipare, ignorare come se potesse risolversi da solo. Invece non solo si risolve: si aggrava.
Magnason lo fa in diversi modi: portando dati, riflessioni personali, ammonizioni. E lo fa anche ricordandoci che quello che facciamo oggi è frutto di ciò che è stato fatto in passato e ha una grande influenza sul futuro. Ci dice che abbiamo il potere di cambiare le cose e il dovere di farlo. I nostri nipoti (ammesso che ne abbiamo) saranno vivi nel 2100, il pianeta che stiamo distruggendo è quello che loro dovranno abitare.
In mezzo a questo sfacelo Magnason vuole infondere nel lettore anche fiducia nel futuro: quando l’umanità si è trovata davanti a grandi sfide epocali (ad esempio la Seconda Guerra Mondiale) ha sempre trovato il modo di unire le forze per affrontarle. È vero, ma a che prezzo? Quanti ebrei sono dovuti morire prima che si intervenisse? Quanti uomini sono morti soldati, quanti civili trucidati quando invece si poteva agire in anticipo? E anche adesso, quante alluvioni dovremo patire, quanti paesi saranno sommersi, quanti migranti dovranno fuggire dalle loro terre ormai desertificate prima che vengano prese decisioni e trovate soluzioni a questo enorme problema planetario?
Non solo non condivido la speranza di Magnason, ma credo che avrebbe dovuto inserire nel libro anche qualche soluzione pratica per il lettore, perché possa essere parte attiva del cambiamento e non solo sperare nelle scelte di chi ci governa e dei progressi scientifici.
Tra l’altro ho letto questo libro nella peggiore estate climatica di sempre (a quanto ne sappiamo): caldo a livelli record, siccità che ha causato razionamenti, difficoltà per agricoltori e allevatori, centrali elettriche impossibilitate a funzionare (con già gravi pregressi problemi energetici in tutta Europa che stanno portando l’inflazione a livelli impressionanti) e trasporti fluviali bloccati. Eppure nessuno dei principali partiti ha messo la questione al centro del suo programma elettorale, compresi quelli che le elezioni le hanno vinte. Conoscono il problema? Se ne vogliono occupare? Perché non ne parlano?

Vedo molte buone ragioni per essere sconfortata.

Ma d’altra parte, proprio mentre leggevo il libro ho ricevuto una mail da Iperborea (la casa editrice che pubblica il libro), inviata a tutti gli iscritti alla loro newsletter. La mail diceva che leggere il libro li ha scossi, che hanno sentito di non poter restare a guardare come se la cosa non li riguardasse, ma che volevano trovare soluzioni per ridurre il la loro impronta di carbonio. Con l’appoggio Assolombarda Servizi e Rete Clima hanno cominciato a introdurre una serie di cambiamenti: dal fornitore di energia alla carta riciclata per alcuni dei loro libri, alla consegna in bicicletta per le spedizioni su Milano. Ricevere la loro mail ha acceso in me una scintilla di speranza. La speranza che, una volta informate, le persone possono cambiare, anche in piccolo, ma sempre di più, verso un mondo più sostenibile, scuotendo anche le azioni di chi ci governa (e governerà) perché il tema sia tra i primi della loro agenda.

Il tempo è scaduto, far finta di niente non è più possibile.