Viaggiare è il mio peccato – Agatha Christie

Molti e molti anni fa, quando andavo in Riviera o a Parigi, rimanevo affascinata alla vista dell’Orient Express a Calais e desideravo ardentemente poterci salire. Adesso, è diventato un vecchio amico di famiglia; ma l’emozione non è mai del tutto scomparsa. Ci sto viaggiando! Ci sono a bordo!

[…]E’ indubbiamente il mio treno preferito. Mi piace il suo tempo, attacca con un Allegro con furore ondeggiante e sferragliante, capace di sbatacchiarti da una parte all’altra nella sua folle furia di lasciare Calais e l’Occidente, per poi gradualmente diminuire in un rallentando, mentre marcia verso Oriente, fino a trasformarsi risolutamente in un legato.

Viaggiare è il mio peccato – Agatha Christie

Secondo un aforisma attribuito ad Agatha Christie, un archeologo è il marito ideale perché più lei invecchia e più lui la trova interessante.

In realtà un marito archeologo è ideale se ti porta con sé nelle sue spedizioni!

Fu proprio questo il caso della grande autrice, che ebbe diverse opportunità di viaggiare in Medio Oriente grazie agli scavi che il marito archeologo Max Mallowan organizzò nella zona che fu la Mesopotamia, alla ricerca di reperti e civiltà perdute.

Proprio di questo racconta “Viaggiare è il mio peccato” (titolo originale “Come, tell me how you live”), insolito memoir della regina del giallo.

Il libro, pubblicato nel 1946, racconta – in ordine cronologico – le diverse spedizioni organizzate negli anni Trenta alla ricerca di insediamenti preistorici.

Non lo definirei un vero e proprio libro di viaggi, quanto più il resoconto di soggiorni prolungati nelle zone interessate dagli scavi, che si trovano nell’odierna Siria, molto vicine al confine tra Turchia e Iraq.

Nelle pagine ritroviamo la scomodità di vivere in tenda (comicamente ribattezzata “le camping” da una spiritosissima Christie), la complessità di intendersi con la popolazione locale sia per ragioni linguistiche che principalmente culturali, l’entusiasmo per i ritrovamenti più interessanti, le difficoltà burocratiche e pratiche (non si contano le volte in cui i loro mezzi di trasporto restano bloccati o impantanati sulle pseudostrade mediorientali), le relazioni con i diversi membri dell’equipaggio, il cibo e una serie di aneddoti più o meno spassosi.

Christie fa intendere più volte che nonostante tutti gli aspetti negativi, quelli furono periodi estremamente felici, anche se impegnativi.

Gli aneddoti che racconta sono innumerevoli e quasi tutti estremamente spassosi: più di una volta durante la lettura mi sono trovata a ridere sonoramente per gli episodi narrati.

Va presa però in considerazione l’epoca in cui il testo fu scritto e di conseguenza la mentalità. Solo in questo caso potrà essere accettabile la sottile condiscendenza con cui vengono ritratti gli abitanti del posto, dagli sceicchi ai lavoratori agli scavi.

“Ah,” fa [lo sceicco] accorgendosi che sono impegnata a risolvere un cruciverba sul Times “così la tua khatun sa leggere? E sa pure scrivere?”
Max gli conferma che è proprio così.
“Una khatun molto istruita” dice lo sceicco con approvazione.

Viaggiare è il mio peccato – Agatha Christie

Benché i resoconti di viaggio veri e propri nel libro siano tutto sommato pochi, questi mi hanno colpita e in un caso, anche commossa. Sto parlando dell’arrivo a Palmira, tappa “di strada” per giungere alla destinazione finale.

E poi, dopo sette ore di caldo e di monotono e desolato mondo: Palmira!
Io credo che il fascino di Palmira consista in questo: la sua snella, vellutata bellezza si eleva fantastica nel mezzo del bollore della sabbia. È leggiadra, favolosa e incredibile come le artificiose impossibilità dei sogni. Corti e templi e rovinate colonne…

Viaggiare è il mio peccato – Agatha Christie

Come in Passaggio a Teheran, anche qui il sito archeologico viene descritto come un luogo di incredibile bellezza.

Leggere di Palmira mi spezza sempre il cuore. Non ho mai avuto la fortuna di visitarla e a volte mi capita di guardare su internet le foto di com’era prima della distruzione a opera di uomini stupidi e crudeli che non avevano capito hanno visto nella bellezza qualcosa da annientare.

A tutto questo si aggiunge nel dolore per il conflitto siriano che occupa così poco spazio nei media, ma non smette di creare sofferenze nella popolazione civile.

Non mi resta quindi che cercare Palmira (e altre mete) nei libri di viaggio di chi c’è stato ed era talmente fortunato da non rendersi conto che un giorno non ci sarebbe stata più.

Una storia semplice – Leonardo Sciascia

È una storia breve, ma non è una storia semplice, questo breve racconto capolavoro in cui nulla è ciò che sembra. Un commissariato di polizia riceve una telefonata da un uomo che dichiara di aver ritrovato un oggetto. La telefonata viene presa in scarsa considerazione, ma il giorno dopo il brigadiere ritroverà il cadavere dell’uomo. Da lì in poi si dipanerà un’indagine vischiosa, strattonata tra polizia e carabinieri, piena di punti oscuri e con un finale amaro fino all’ultima riga.
Ho l’impressione che porterò a lungo con me la figura di questo brigadiere onesto che tenta di fare il suo dovere nonostante le difficoltà. Bellissimo.